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27 novembre | risvolti su sentenza trattenuta 2,5%

La Corte Costituzionale sancisce la legittimità della trattenuta del 2,50 % sull’80% della retribuzione dei dipendenti pubblici assunti dopo il 2000.

In questi anni, pur riconoscendo che al personale assunto dopo il 2000 si applicava una norma vessatoria in busta paga, non essendoci nessuna certezza circa l’esito di una causa legale contro l’INPS ove il giudice del tribunale non potesse dichiarare l’illegittimità, abbiamo invitato tutti i lavoratori e le lavoratrici interessate a presentare sì istanza per interrompere la prescrizione ma al tempo stesso, di non avventurarsi in azioni legali dall’esito incerto, in attesa del pronunciamento della Consulta.

Altre OO.SS. invece, dando ad intendere ai lavoratori che era un ricorso praticamente vinto, hanno dato il via a ricorsi a dir poco avventati, e in tal modo, con tale campagna, hanno acquisito strumentalmente nuovi iscritti che insieme agli altri che già avevano, hanno dovuto mettere mano al portafoglio e spendere un pò di quattrini.

Sono arrivati al punto di calunniarci, che eravamo noi a sbagliare, visto che non
sostenevamo la stessa loro linea adducendo che non facevamo gli interessi dei lavoratori delle università.

Ora stà sia ai dirigenti di queste OO.SS., che ai lavoratori che li hanno voluti seguire in questa avventura, farsi un esame di coscienza e valutare se i comportamenti tenuti da questi sindacati erano entro i limiti dell’onestà non solo intellettuale ed ai lavoratori ricorrenti capire una volta per tutte che bisogna stare attenti ai ‘’pifferai’’ che di magico non hanno nulla se non la capacità di fare quattrini in qualunque occasione a spese dei ‘’creduloni’’ di turno.

Peraltro la sentenza in questione, scaricabile a questo link https://www.lentepubblica.it/wp-content/uploads/2018/11/Sentenza-n.-213-del-22-novembre-2018.pdf, non poteva andare in altra direzione, visto che la soluzione individuata a suo tempo dalle stesse Confederazioni Sindacali con l’INPS, ha consentito rinviare e distribuire nel tempo gli oneri di questa operazione, sia per non far affondare nel breve termine i saldi di finanza pubblica e portare ad una drastica riduzione dei flussi di finanziamento delle gestioni delle prestazioni di fine servizio (TFS) amministrate dall'Istituto previdenziale, in danno quindi, sempre dei lavoratori.

La Corte in questa sentenza afferma quindi che il trattamento di fine servizio (TFS) è diverso dal trattamento di fine rapporto (TFR); per cui il fatto che il dipendente partecipi al suo finanziamento, con il contributo del 2,50% (sull’80% della sua retribuzione), non costituisce una disparità di trattamento rispetto al dipendente che ha diritto al TFR.

Purtroppo, per i lavoratori che mal consigliati da questi sindacati hanno partecipato a questa avventura è finita male, ma è finita malissimo per altri ancora.

Basti pensare a tutti coloro che avendo avuto una sentenza favorevole in primo grado, si sono visti rimborsare il famoso 2,50% che successivamente non gli è stato più detratto dallo stipendio, ma che ora alla luce della sentenza della Corte Costituzionale dovranno risarcire il tutto all’INPS.

I sindacati avranno il coraggio di porgere le loro scuse a questi lavoratori e questi ultimi, saranno capaci a loro volta di scusarsi con chi gli aveva consigliato prudenza ricevendone magari in cambio la disdetta?

Staremo a vedere…

Roma 27.11.2018

Arturo Maullu
Coordinatore Generale Nazionale
FGU Dipartimento Università

Ultimo aggiornamento

24.08.2022

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